Come la strategia può aiutare aziende e startup nel processo di decision-making
/in Strategic Management/di Matteo MarchesiniLa strategia, tanto per le aziende affermate quanto per le startup, rappresenta uno strumento determinante nell’arginare il “self-serving bias” nel processo decisionale. In questo contesto, la strategia serve da guida per valutare l’affidabilità delle informazioni utilizzate, incoraggiare l’introspezione critica per valutare le decisioni passate e i pregiudizi personali. Grazie a una strategia ben elaborata, le aziende possono sviluppare un approccio decisionale più imparziale, informato ed equo.
Il “self-serving bias” è la tendenza a interpretare le informazioni in modo da confermare le proprie convinzioni così da “servire” il proprio interesse personale. In situazioni poco chiare, spesso vengono formulate ipotesi che servono a rafforzare l’ego e l’autostima. Le persone interpretano selettivamente le informazioni per sostenere la propria posizione e trascurano o ignorano le informazioni che contraddicono le loro opinioni. Nel mondo dell’impresa, i pregiudizi egoistici possono portare a prendere decisioni subottimali o addirittura contribuire a conflitti/crisi, in quanto l’azienda rimanendo ferma sulle proprie posizioni, è meno disposta a considerare prospettive alternative, causando così instabilità all’interno della struttura organizzativa.
Per contrastare questo fenomeno e prendere decisioni ottimali (e durature), aziende e startup nel loro processo di decision-making dovrebbero: considerare dapprima la fonte delle informazioni su cui si stanno basano, pensare in modo controfattuale rispetto alle decisioni prese in precedenza e, inoltre, mettere in discussione le proprie ipotesi con differenti if-scenario.
Analizzare ed eseguire un double check dell’appetibilità delle fonti delle informazioni su cui le imprese basano le decisioni, è fondamentale per capire se i dati che si vuole utilizzare siano pertinenti nello scenario di mercato corrente.
Contemporaneamente, impegnarsi in una riflessione “controfattuale” può aiutare le aziende a riflettere sulle scelte passate (cosa si sarebbe potuto fare meglio?), aiutandole ad ampliare la loro prospettiva e a considerare più punti di vista al di là della situazione attuale. Questo tipo di riflessione incoraggia il confronto e aiuta i decision maker ad avere una visione del contesto aziendale più equilibrata. Di fatto, pensando in modo controfattuale, le aziende possono assicurarsi di guardare ai dati esistenti in modo più imparziale.
Infine, le aziende e le startup possono combattere i pregiudizi personali cercando attivamente informazioni che mettano in discussione le loro convinzioni e ipotesi. Questo modo di procedere non è semplice e anzi può risultare scomodo, perché minaccia l’identità e la visione dell’azienda, ma è un passo fondamentale per sviluppare una prospettiva più “sfumata” ed informata.
Tuttavia, evitare i pregiudizi personali è solo metà della medaglia. Se aziende e startup vogliono riuscire ad essere buoni decision-maker, devono anche coltivare tratti comportamentali specifici che li porti ad abbandonare una “visione tattica” e consentano il pensiero strategico. Alcuni tratti fondamentali sono: la capacità di decifrare le complessità delle situazioni, l’abilità di allocazione delle risorse e la precisione nell’esecuzione delle strategie (piani operativi).
L’acume è la prima caratteristica da sviluppare. Si tratta del modo e della capacità di comprendere una situazione e di generare nuove idee per passare dallo stato attuale a quello futuro (desiderato).
Le aziende hanno poi bisogno di “allocazione”. Gli strategic-thinker stabiliscono gli obiettivi, riconoscono i rischi e distribuiscono/allocano le risorse (umane ed economiche) in misura ottimale rispetto ai risultati attesi.
Tuttavia, la parte di strategia aziendale non è in grado da sola di realizzare gli obiettivi aziendali. Il modo (piano) in cui si attua la strategia determina il successo. La collaborazione è la capacità di lavorare con gli altri di scambiare know-how, dati e intuizioni che aiutano a progredire verso un obiettivo definito è ciò che in ultimo determina il successo o meno della strategia ideata. L’esecuzione comporta l’impiego “disciplinato”, efficiente ed efficace di tutte risorse a disposizione per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Arginare il “self-serving bias” e strutturare un pensiero strategico coerente solo consente agli individui di un azienda di prendere decisioni migliori nel lungo periodo, ma modella anche la struttura organizzativa nel breve e lungo termine consentendo la realizzazione degli obiettivi desiderati.
Laureato in Business Administration all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata con una tesi in “Come la tecnologia blockchain può abilitare la creazione di nuovi modelli di business per le aziende”.Vai al Profilo