Il blocco (e lo sblocco) di ChatGPT in Italia: cause, modifiche e soluzioni adottate.
/in Data Protection/di Nicolò ShargoolChatGPT è un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI basato sull’architettura GPT-4. È progettato per comprendere e generare testo in modo simile agli esseri umani, rendendo possibile la creazione di conversazioni fluide e coerenti. Tuttavia, il 30 marzo 2023, l’utilizzo di ChatGPT è stato bloccato in Italia a causa di preoccupazioni riguardanti la privacy degli utenti e la protezione dei dati. In questo articolo, esploreremo le ragioni del blocco, le modifiche richieste dal Garante Privacy ad OpenAI e le soluzioni che sono state implementate per risolvere il problema e tutelare la privacy dei cittadini italiani.
Il blocco di ChatGPT in Italia
Il blocco di ChatGPT in Italia, auto-imposto dalla stessa OpenAI, era stato causato da un provvedimento del Garante che aveva imposto alla piattaforma di limitare temporaneamente il trattamento dei dati degli utenti italiani finché non fosse stata messa in regola con la normativa privacy italiana e europea. Il Garante, con un provvedimento d’urgenza, aveva ritenuto che l’uso di ChatGPT potesse violare le normative sulla privacy, come il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea, che prevede una rigorosa tutela dei dati personali degli individui.
Il motivo del blocco
All’interno del provvedimento del 30 marzo, il Garante per la Protezione dei Dati Personali aveva identificato diversi motivi di preoccupazione riguardo l’uso di ChatGPT nel paese. Tra questi, i principali erano:
- la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI,
- l’assenza di una base giuridica che giustificasse la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma;
- un trattamento di dati personali inesatto dovuto dalla ricorrente inesattezza delle informazioni informazioni fornite da ChatGPT
- l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti che esponeva i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.
Modifiche richieste ad OpenAI
Per affrontare queste preoccupazioni, il Garante ha richiesto a OpenAI di apportare una serie di modifiche e interventi alla piattaforma sulla quale opera ChatGPT al fine garantire una maggiore tutela della privacy degli utenti. Tra le principali modifiche il Garante ha richiesto di:
- Predisporre un’informativa sul sito per spiegare il trattamento dei dati e i diritti degli interessati, anche non utenti di ChatGPT.
- Fornire uno strumento per esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei dati per l’addestramento degli algoritmi.
- Consentire la correzione o cancellazione dei dati personali inesatti attraverso uno strumento sul sito.
- Inserire un link all’informativa durante la registrazione, visibile prima di completare il processo.
- Modificare la base giuridica del trattamento dei dati per l’addestramento degli algoritmi da contratto a consenso o legittimo interesse.
- Fornire uno strumento per esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei dati per l’addestramento degli algoritmi, se basato sul legittimo interesse.
- Implementare un age gate per gli utenti italiani, escludendo minorenni.
- Sottoporre al Garante un piano per l’adozione di strumenti di age verification entro il 31 maggio 2023, con implementazione entro il 30 settembre 2023.
- Promuovere una campagna informativa entro il 15 maggio 2023, concordata con il Garante, per informare sulla raccolta dei dati e gli strumenti disponibili per la cancellazione dei dati personali.
Modifiche implementate da OpenAI
Per rispondere alle richieste del Garante, OpenAI ha implementato una serie di modifiche a ChatGPT per garantire una maggiore tutela della privacy degli utenti italiani. Tra le principali modifiche adottate, vi sono:
- La predisposizione di un’informativa accessibile a utenti e non utenti sia europei che extra-europei riguardante il trattamento dei dati personali per l’addestramento degli algoritmi e il diritto di opporsi a tale trattamento.
- L’ampliamento dell’informativa sul trattamento dei dati riservata agli utenti, rendendola accessibile nella maschera di registrazione prima che un utente si registri al servizio.
- La facoltà di esercitare il diritto di opporsi al trattamento dei dati personali per l’addestramento degli algoritmi anche a non utenti residenti in Europa, fornendo un modulo compilabile online e facilmente accessibile.
- L’introduzione di una schermata di benvenuto alla riattivazione di ChatGPT in Italia, con i rimandi alla nuova informativa sulla privacy e alle modalità di trattamento dei dati personali per il training degli algoritmi.
- La previsione, per gli interessati di far cancellare le informazioni ritenute errate. A ciò va tuttavia aggiunto che OpenAI si è dichiarata tecnicamente impossibilitata a correggere gli errori.
- Esplicitazione, nell’informativa riservata agli utenti, la base giuridica del trattamento dei dati personali per l’addestramento degli algoritmi e il corretto funzionamento del servizio.
- L’implementazione di un modulo che consenta a tutti gli utenti europei di esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei propri dati personali e poter così escludere le conversazioni e la relativa cronologia dal training dei propri algoritmi.
- L’inserimento nella schermata di benvenuto riservata agli utenti italiani già registrati un pulsante attraverso il quale, per riaccedere al servizio, dovranno dichiarare di essere maggiorenni o ultratredicenni e, in questo caso, di avere il consenso dei genitori.
- L’inserimento nella maschera di registrazione al servizio della richiesta di data di nascita, prevedendo un blocco alla registrazione per gli utenti infratredicenni e la necessità di confermare il consenso dei genitori per gli utenti ultratredicenni ma minorenni.
Gli interventi suesposti sono stati accolti con favore dal Garante che ha spospeso il provvedimento di limitazione del trattamento dei dati personali nei confronti di OpenAI che, contestualmente, ha riaperto la piattaforma agli utenti italiani.
Mi sono Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di “Roma Tre”, discutendo una tesi in diritto dell’Informatica e delle nuove Tecnologie. Subito dopo la laurea ho iniziato una collaborazione in studio legale di diritto amministrativo, Vai al profilo