Intelligenza artificiale: esplorando l’innovazione invisibile

Cos’è l’intelligenza artificiale

 L’intelligenza artificiale è un settore dell’Information Technology (IT) che si pone come scopo quello di dimostrare come un software possa agire razionalmente.

I primi riferimenti di studi sul cervello umano si collocano intorno al XVII secolo a.C. con il Papiro chirurgico di Edwin Smith: è chiaro come l’interesse degli esseri umani per la materia grigia sia andato di pari passo con la civilizzazione, fino all’avvento dell’informatica, dove sono fioriti studi sulla replicazione dello stesso flusso di lavoro cerebrale in una macchina.

BREVE STORIA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Contrariamente a quanto si pensa, l’intelligenza artificiale non è un campo nuovo. I primi studi sono iniziati negli anni ’30 con le “macchine pensanti”, quando tre attori principali ne hanno definito le basi:

  • Norbert Wiener con la sua rete elettrica che imita l’attivazione dei neuroni;
  • Claude Shannon, che descrisse l’elaborazione digitale dei segnali;
  • Alan Turing, che definì le regole per valutare qualsiasi problema da un punto di vista digitale.

Questi tre principi chiave si concretizzeranno nel 1943, quando Walter Pitts e Warren McCulloch definirono la prima Rete Neurale, in cui ai neuroni artificiali veniva affidato il compito di risolvere semplici funzioni logiche.

Negli anni successivi, gli studi continuarono senza un vero e proprio focus (o un vero e proprio nome), finché nel 1956 si tenne il Dartmouth Workshop basato su una proposal molto diretta: “ogni aspetto dell’apprendimento o di qualsiasi altra caratteristica dell’intelligenza può essere descritto in modo così preciso da poter essere simulato da una macchina“. In quel preciso momento nacque il termine Intelligenza Artificiale e gli studi fiorirono. L’attenzione del pubblico e i finanziamenti erano in costante aumento, ad eccezione di due periodi – 1974-1980 e 1987-1993 – che videro rispettivamente un importante taglio dei fondi da parte della DARPA (1974) e il crollo delle LISP Machines (1987).

IL COMPAGNO INVISIBILE

La storia ha dimostrato che l’Intelligenza Artificiale non è solo vaporware: dopo tempi bui gli studi ricominciano a prosperare (con qualche intoppo, ad esempio nel 2010 con i contratti futures EMini S&P 500, quando iniziò a scatenarsi un effetto patata bollente tra “agenti intelligenti”).

Ai giorni nostri la presenza dell’Intelligenza Artificiale è appena percettibile, eppure è parte integrante e importantissima della nostra vita, partecipando a:

  • Distribuzione di servizi di pubblica utilità;
  • Controllo del traffico nelle grandi città;
  • Previsioni del tempo;
  • Catena alimentare dei trasporti;
  • Logistica;
  • Social media;
  • Analisi delle abitudini;
  • Arte;
  • e così via.

Secondo un sondaggio condotto da Ipsos per il World Economic Forum, il 60% dei candidati intervistati pensa che l’IA renderà la loro vita più facile nei prossimi 3-5 anni, ma solo il 52% pensa che la loro vita subirà un effettivo miglioramento.

I DATI COME DNA DIGITALE

La ragione dello scetticismo risiede nello stesso cuore pulsante dell’IA: i dati.

Per rendere autonomo un sistema è necessario alimentarlo con dati che saranno successivamente organizzati in dataset di addestramento da cui la macchina potrà imparare.

Mentre molti dati per applicazioni specifiche sono raccolti da governi/istituzioni/organizzazioni, i dati personali possono essere raccolti solo con l’uso di applicazioni come i social media.

I dati personali sono ovviamente molto dinamici e richiedono quindi un aggiornamento e una raccolta costanti.

Questo ha sollevato molte preoccupazioni sulla privacy e, sebbene i nostri dati stiano gradualmente diventando sempre più protetti grazie a svariate regolamentazioni (come il GDPR per l’UE), la sensazione è che siamo ancora nel selvaggio west.

Sebbene nella maggior parte dei casi la raccolta avvenga per un obiettivo finale piuttosto innocuo (come il clustering per scopi di marketing), gli stessi dati potrebbero essere utilizzati per manipolare le persone (ad esempio Cambridge Analytica) o, peggio, per controllare la vita delle persone.