Pubblicati da Antonio Ferrara

L’Intelligenza Artificiale Riscrive le Regole nello sviluppo software

Come algoritmi avanzati stanno trasformando il panorama dello sviluppo software e ridefinendo il futuro dell’industria tecnologica.

Nel mondo sempre più digitale di oggi, dove la tecnologia guida il progresso in ogni settore, l’Intelligenza Artificiale sta emergendo come il catalizzatore principale di una rivoluzione senza precedenti nell’industria dello sviluppo software. Da algoritmi di machine learning a sistemi di raccomandazione avanzati, l’AI sta riscrivendo le regole del gioco, portando ad un cambio radicale nel modo in cui vengono progettati, sviluppati e gestiti i software.

Cosa rende così trasformative le tecnologie AI nel contesto dello sviluppo software?

L’aspetto più sorprendente è la capacità dell’Intelligenza Artificiale di automatizzare processi una volta tediosi e intensivi in termini di risorse umane. Attraverso l’apprendimento automatico e l’analisi avanzata dei dati, gli algoritmi AI possono eseguire attività come il testing automatico, la generazione di codice e l’ottimizzazione delle prestazioni, liberando gli sviluppatori da compiti ripetitivi e consentendo loro di concentrarsi su attività ad alto valore aggiunto.

Ma l’AI non si ferma alla semplice automazione. Grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati in tempo reale, è in grado di migliorare la qualità del software identificando e correggendo errori in modo proattivo. Ciò significa software più affidabili e robusti, che si traducono in una migliore esperienza utente e in una maggiore fiducia da parte dei clienti.

Ma c’è di più. L’Intelligenza Artificiale sta anche cambiando il modo in cui gli sviluppatori prendono decisioni. Attraverso l’analisi predittiva e l’apprendimento continuo, l’AI può fornire raccomandazioni basate su dati riguardo a scelte progettuali, strategie di deployment e miglioramenti del prodotto. Questo non solo accelera il processo decisionale, ma lo rende anche più accurato e mirato.

Tuttavia, con grandi poteri, arrivano anche grandi responsabilità. L’adozione diffusa dell’Intelligenza Artificiale nel processo di sviluppo software solleva una serie di sfide e questioni etiche. La sicurezza dei dati, il rischio di bias algoritmico e l’impatto sulla privacy degli utenti sono solo alcune delle questioni che richiedono un’attenzione particolare da parte della comunità tecnologica.

Nonostante queste sfide, il futuro dell’industria dello sviluppo software appare più luminoso che mai, grazie all’impeto della rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale. Con la sua capacità di ottimizzare processi, migliorare la qualità del software e informare decisioni più intelligenti, l’AI promette di ridefinire radicalmente il panorama tecnologico, aprendo la strada a nuove frontiere di innovazione e crescita.

In conclusione, mentre ci prepariamo ad abbracciare un futuro guidato dall’Intelligenza Artificiale, è fondamentale affrontare le sfide e le responsabilità che accompagnano questa trasformazione. Solo attraverso un approccio responsabile e orientato al futuro possiamo sfruttare appieno il potenziale rivoluzionario dell’Intelligenza Artificiale nello sviluppo software e oltre.

SaaS: Trasformazione Digitale nel Software

L’industria del software è stata testimone di una rivoluzione senza precedenti grazie all’innovazione del modello SaaS, ovvero Software as a Service. Questa evoluzione ha radicalmente ridefinito le modalità tradizionali di distribuzione e gestione del software, aprendo le porte a un mondo digitale caratterizzato da flessibilità, accessibilità e innovazione. Esaminando più attentamente la storia e gli sviluppi del SaaS, è possibile comprendere appieno l’ampiezza di questa trasformazione e anticipare il suo impatto futuro.

Dalle radici all’esplosione del mercato:

Negli albori di Internet, negli anni ’90, il concetto embrionale di SaaS cominciava a delinearsi tra le molteplici innovazioni tecnologiche emergenti. In quegli anni, il software veniva principalmente distribuito attraverso supporti fisici come dischi e richiedeva installazioni complesse e costose. Tuttavia, già allora si poteva intravedere una visione futuristica in cui il software sarebbe stato erogato come un servizio accessibile da qualsiasi luogo tramite una semplice connessione Internet.

Con l’avvento del nuovo millennio, il SaaS ha fatto il suo ingresso trionfale sulla scena digitale, trasformando radicalmente il panorama dell’industria del software. Le aziende hanno cominciato a offrire servizi SaaS in settori chiave come CRM (Customer Relationship Management), HR (Human Resources), e ERP (Enterprise Resource Planning), introducendo un nuovo paradigma nell’interazione con il software. La promessa di flessibilità, accessibilità e scalabilità ha rapidamente attirato l’attenzione delle imprese di tutte le dimensioni, conducendo a una rapida adozione e diffusione del modello SaaS.

Tuttavia, il SaaS non si è fermato al punto di partenza, ma ha subito un’evoluzione costante nel corso degli anni. Questo sviluppo è stato alimentato dall’avanzamento delle tecnologie cloud e dalla crescente domanda di personalizzazione e integrazione. Le aziende hanno iniziato a esigere soluzioni SaaS in grado di adattarsi alle loro esigenze specifiche e di integrarsi senza sforzo con i sistemi esistenti. Questa crescente domanda ha dato origine a un’esplosione del mercato SaaS, con soluzioni verticali che hanno visto la luce in tutti i settori, dall’educazione alla sanità, dalla finanza al marketing.

Un futuro radioso all’insegna dell’innovazione e dell’adattamento

Il futuro del SaaS si prospetta luminoso, con una vasta gamma di possibilità ancora inesplorate. Con l’innovazione tecnologica in continua evoluzione e l’adozione sempre più diffusa da parte delle imprese, il SaaS continuerà a ridefinire il modo in cui concepiamo e utilizziamo il software. La sua flessibilità, accessibilità e capacità di adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato lo rendono un motore trainante dell’innovazione digitale e un catalizzatore per il progresso aziendale.

Il SaaS rappresenta molto più di un semplice modello di distribuzione del software; è una forza trasformatrice che sta plasmando il futuro dell’industria del software e ridefinendo le regole del gioco. È un viaggio emozionante verso un nuovo paradigma digitale, e le aziende che sapranno abbracciare appieno questa trasformazione saranno in prima linea nel plasmare il futuro dell’economia digitale.

Agile e Principi Lean: Guidare la Trasformazione Aziendale Oltre i Limiti del Software

Nell’odierna arena aziendale, sta emergendo una significativa ondata di cambiamento conosciuta come Agile, la quale ha superato i confini del solo sviluppo software, abbracciando con determinazione e successo un vasto spettro di settori.

Questo approccio, rinomato per la sua adattabilità e agilità nel soddisfare le esigenze dei clienti, ha recentemente abbracciato i principi Lean, dando vita a

un’ibridazione che promette di ridefinire l’efficienza e la produttività aziendale.

L’Alchimia tra Lean e Agile per un Progresso Continuo

L’unione dei principi Lean all’Agile è un connubio promettente che sfrutta l’essenza di entrambe le metodologie. Il Lean, con il suo focus sulla minimizzazione degli sprechi e sull’ottimizzazione dei flussi di lavoro, si fonde in modo sinergico con l’Agile.

Questa combinazione ha generato soluzioni concrete, come l’integrazione di pratiche Lean come Kanban o Kaizen nelle metodologie Agile, accelerando l’iter decisionale e fornendo risposte più immediate alle richieste dei clienti.

Una Rivoluzione al di Fuori del Software

La versatilità dell’Agile non si limita al mondo del codice. Oggi, settori aziendali come il marketing, la gestione dei progetti e le risorse umane abbracciano i principi Agili.

Ad esempio, nel marketing, l’Agile consente una risposta rapida ai cambiamenti di mercato, adattando le strategie pubblicitarie in tempo reale. Nel campo delle risorse umane, l’uso di metodologie Agili come lo Scrum semplifica e accelera il processo di selezione del personale.

La Chiave per un’Adozione Agile di Successo

Implementare l’Agile non si riduce alla sola adozione di nuovi strumenti, ma richiede un profondo cambiamento culturale. Questa trasformazione implica il passaggio da gerarchie rigide a strutture più flessibili e collaborative. I team che abbracciano

queste nuove dinamiche sono in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti, grazie alla trasparenza e alla responsabilità condivisa promosse dalle metodologie Agile.

L’Agile, arricchito dai principi Lean, sta ridefinendo il modo di operare delle aziende. La sua capacità di adattamento lo rende una risorsa chiave in svariati contesti lavorativi. Tuttavia, per cogliere appieno i vantaggi offerti da questa metodologia, è essenziale un cambiamento culturale profondo che favorisca la collaborazione e

l’innovazione. Solo attraverso questo cambio di mentalità le organizzazioni possono sfruttare appieno il potenziale dell’Agile, ottenendo vantaggi competitivi significativi.

SVILUPPO AGILE: UNO SGUARDO AI VANTAGGI DELLA METODOLOGIA AGILE

La metodologia Agile è un approccio al processo di sviluppo del software che si concentra sulla flessibilità, la collaborazione e la consegna incrementale di prodotti funzionanti. È stato introdotto per affrontare le limitazioni delle metodologie di sviluppo software tradizionali, come il modello Waterfall, che spesso tendono ad essere rigide e poco adattabili ai cambiamenti.

Ecco alcuni concetti chiave della metodologia Agile:

  • Iterazione e Incremento: Invece di sviluppare il software in un’unica grande iterazione, l’approccio Agile prevede di suddividere il lavoro in piccole iterazioni, chiamate “sprint”. Ogni sprint di solito dura da una a quattro settimane e produce un incremento di funzionalità utilizzabile.
  • Priorità delle esigenze del cliente: L’Agile mette un forte accento sul coinvolgimento del cliente durante tutto il processo di sviluppo. Le esigenze e i requisiti del cliente sono presi in considerazione in modo continuo e possono essere adattati durante il progetto.
  • Collaborazione e comunicazione: L’Agile promuove la comunicazione e la collaborazione regolari tra i membri del team di sviluppo, così come con il cliente. Ciò significa che i membri del team lavorano insieme per affrontare le sfide e prendere decisioni.
  • Team auto-organizzati: Le squadre Agile sono incoraggiate a essere auto-organizzate, il che significa che sono responsabili della pianificazione, dell’esecuzione e del controllo del proprio lavoro. Questo favorisce un ambiente in cui i membri del team si sentono responsabilizzati e motivati.
  • Adattabilità al cambiamento: L’Agile riconosce che i requisiti e le priorità possono cambiare nel corso del progetto. Quindi, è progettato per essere flessibile e in grado di adattarsi a nuove informazioni e requisiti.

 

Ci sono diverse metodologie specifiche all’interno dell’approccio Agile, tra cui Scrum, Kanban, e XP (Extreme Programming), ognuna con le proprie pratiche e strumenti. In questo approfondimento andremo ad analizzare una delle metodologie più popolari: lo Scrum

 

Metodologia agile: lo SCRUM

La metodologia SCRUM è un framework che viene utilizzato da un team per gestire progetti complessi affinché si possa estrarre maggior valore possibile attraverso soluzioni iterative.

 

I pilastri di SCRUM

Scrum è inquadrato all’interno dell’ambito delle metodologie agili e si basa sulla flessibilità nell’adottare cambiamenti e sulla cooperazione di un gruppo di persone che condividono le loro competenze. Il punto di forza di tale metodologia è l’approccio empirico: la conoscenza deriva dall’esperienza, pertanto le decisioni vengono prese partendo da ciò che si è osservato.

 

I pilastri e le caratteristiche più importanti di questa metodologia  sono :

  • Trasparenza: tutto il team coinvolto ha conoscenza delle varie fasi del progetto e di cosa accade.
  • Ispezione: per rendere trasparenti questi elementi, deve essere ispezionato e valutato l’avanzamento verso gli obiettivi concordati al fine di rilevare problemi indesiderati.
  • Adattamento: se e quando c’è qualcosa da cambiare, i materiali prodotti devono essere adattati e tutto il team di adegua per raggiungere l’obiettivo dello Sprint.

 

Prima di andare a definire cosa sia lo Sprint, è necessario fornire una spiegazione riguardo le tre figure più importanti del metodo SCRUM:

  1. Il Product Owner è responsabile di massimizzare il valore del prodotto, definendo e prioritizzando le funzionalità da sviluppare, e lavora a stretto contatto con il team Scrum e gli stakeholder per garantire che il prodotto soddisfi le esigenze degli utenti.
  2. Il Scrum Master si occupa di far comprendere a tutti la teoria e le pratiche SCRUM.
  3. Lo SCRUM Team è composto da un Scrum Master, un Product Owner e dai Devoloper ( coloro che hanno il compito di creare qualsiasi aspetto di un increment usabile ad ogni Sprint). È un’unità coesa di professionisti che valuta le attività del Product backlog senza alcuna influenza esterna. Il loro filo conduttore è la responsabilità condivisa.

 

Le fasi del processo SCRUM.

Torniamo a parlare di Sprint (Iterazione). Esso è il cuore pulsante dello SCRUM perché tutto ciò che accade per dare valore, avviene all’interno di uno Sprint. La durata massima è di un mese poiché avere Sprint più lunghi può causare la perdita di feedback preziosi da parte del cliente.

La fase successiva è Lo Sprint planning che dà il via allo Sprint, stabilendo il lavoro da svolgere. Tutto il team deve avere un obiettivo (lo Sprint Goal) e deve collaborare per definire il suo valore e/o aumentarlo attraverso una discussione.

Il Daily SCRUM, invece, ha lo scopo di ispezionare l’avanzamento verso lo Sprint Goal e di adattare lo Sprint backlog secondo le esigenze. È una riunione che dura massimo 15 minuti a cui devono necessariamente partecipare i Developer dello Scrum team. Il fine è quello di migliorare le comunicazioni e promuovere un rapido processo decisionale, eliminando la necessità di ulteriori meeting.

La Sprint Review è il penultimo degli eventi dello Sprint, ha una durata massima di quattro ore per uno Sprint di un mese. Il suo scopo è ispezionare cosa sia stato portato a termine o modificato nel contesto dello Sprint.

La Sprint Retrospective è l’ultima fase della metodologia SCRUM e si prefigge di pianificare modi per incrementare la qualità e l’efficacia. È una grande opportunità di autovalutazione per lo SCRUM team il quale si confronta su quali siano stati i miglioramenti o i problemi emersi e di come siano o non siano stati risolti.

 

Gli Artefatti SCRUM

Nel contesto di Scrum, gli artefatti sono documenti o oggetti che vengono utilizzati per facilitare la pianificazione, la comunicazione e il monitoraggio del progresso del lavoro nel corso di un progetto. Ci sono tre artefatti principali in Scrum:

 

Product Backlog:

  • Descrizione: Il Product Backlog è una lista prioritizzata di tutte le funzionalità, le caratteristiche, gli aggiornamenti e le correzioni di bug che potrebbero essere necessari per un prodotto. È una sorta di “coda” delle cose da fare.
  • Proprietario: Il Product Owner è responsabile del Product Backlog. È il suo compito prioritizzare gli elementi in base al valore che portano al cliente.
  • Criteri di priorità: Gli elementi più in alto nella lista hanno una priorità maggiore e devono essere dettagliati meglio. Gli elementi più in basso nella lista possono essere meno definiti.
  • Aggiornamento e raffinamento: Il Product Backlog viene continuamente aggiornato e raffinato in risposta ai feedback del cliente e ai cambiamenti nelle esigenze del prodotto.

 

Sprint Backlog:

  • Descrizione: Lo Sprint Backlog è una selezione di elementi dal Product Backlog che il team si impegna a completare durante uno specifico sprint. Contiene solo gli elementi che il team ritiene possano essere completati entro la durata dello sprint.
  • Responsabile: Il team è responsabile del proprio Sprint Backlog. Il Product Owner può fornire orientamenti, ma il team è libero di organizzare il lavoro come ritiene più appropriato.
  • Pianificazione dello sprint: Lo Sprint Backlog viene creato durante la pianificazione dello sprint, che è un incontro iniziale in cui il team seleziona gli elementi dal Product Backlog e stabilisce come li realizzeranno.
  • Aggiornamento quotidiano: Durante lo sprint, il team tiene incontri giornalieri di Scrum per aggiornarsi sullo stato del lavoro e per adattare il piano in base alle nuove informazioni.

 

Increment:

  • Descrizione: L’incremento di prodotto è il risultato del lavoro dello sprint. È un’evoluzione del prodotto che include tutte le funzionalità completate e pronte per la consegna.
  • Requisito: Ogni incremento deve soddisfare i criteri di definizione di completamento (Definition of Done) definiti dal team e accettati dal Product Owner.
  • Presentazione e revisione: Alla fine di ogni sprint, il team presenta l’incremento di prodotto al Product Owner e, se del caso, al cliente, per ottenere feedback e accettazione.

Questi artefatti sono fondamentali per il funzionamento di Scrum, in quanto aiutano a definire, organizzare e tracciare il lavoro durante il ciclo di sviluppo. Ogni artefatto ha un ruolo specifico nel processo di Scrum e contribuisce a mantenere la trasparenza e la chiarezza nel lavoro del team.

Concludendo è necessario sottolineare quanto sia essenziale definire chiaramente la metodologia Scrum o Agile in un contratto poiché fornisce una base solida per il successo del progetto. Un contratto dettagliato stabilisce le aspettative, i ruoli, le responsabilità e i criteri di consegna, riducendo ambiguità e conflitti. Inoltre, favorisce la collaborazione e la trasparenza tra le parti coinvolte, promuovendo una cultura di adattamento continuo e miglioramento. Questo approccio contrattuale crea un ambiente di fiducia e chiarezza, fondamentale per ottenere appieno i vantaggi delle metodologie agili, dove la flessibilità e la comunicazione sono centrali per il successo.

Guida ai vantaggi fiscali degli investimenti in startup innovative in Italia

Una startup innovativa è un tipo di impresa caratterizzata da un’elevata componente tecnologica e da un modello di business scalabile. Si tratta di imprese emergenti che cercano di risolvere problemi o soddisfare bisogni di mercato in modo innovativo, utilizzando tecnologie avanzate o nuovi approcci attraverso l’implementazione di idee creative.

Le startup innovative spesso operano in settori ad alta tecnologia come l’informatica, l’intelligenza artificiale, la biotecnologia, la blockchain e molto altro. Sono caratterizzate da una forte propensione al rischio e all’investimento in ricerca e sviluppo per incrementare i prodotti. Inoltre, queste nuove realtà̀ mirano ad espandersi rapidamente a livello nazionale o internazionale attraverso la ricerca di finanziamenti.

Hanno un ruolo preponderante nella stimolazione dell’innovazione, nella creazione di posti di lavoro e nello sviluppo economico.

Ai sensi della normativa di riferimento (DL 179/2012, art. 25, comma 2) una startup innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, che rispetti i seguenti requisiti oggettivi:

  • è un’impresa nuova o costituita da non più di 5 anni
  • ha residenza in Italia, o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo ma con sede produttiva o filiale in Italia
  • ha fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro
  • non è quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di negoziazione
  • non distribuisce e non ha distribuito utili
  • ha come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico
  • non è risultato di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda

Infine, una startup è innovativa se rispetta almeno 1 dei seguenti 3 requisiti soggettivi:

  1. sostiene spese in R&S pari ad almeno il 15% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione;
  2. impiega personale altamente qualificato (almeno 1/3 dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 con laurea magistrale);
  3. è titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software registrato.

Investire in essa può̀ offrire non solo l’opportunità̀ di partecipare alla rivoluzione e alla crescita di imprese promettenti, ma anche di ottenere benefici fiscali significativi. A tale proposito, il governo italiano ha introdotto una serie di incentivi fiscali per incentivare gli investimenti in startup innovative, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’ecosistema imprenditoriale e la creazione di posti di lavoro nel settore delle nuove tecnologie. In questa guida, esploreremo i principali vantaggi fiscali offerti agli investitori che decidono di sostenere queste nuove imprese italiane.

  1. Incentivo fiscale in “de minimis” all’investimento in startup innovative e PMI innovative: L’incentivo prevede una detrazione IRPEF del 50% destinata alle persone fisiche che investono nel capitale di rischio di startup innovative o PMI innovative. Le agevolazioni sono concesse ai sensi del Regolamento “de minimis” (Regolamento (UE) n. 1407/2013 della Commissione del 18 dicembre 2013).
  2. Credito d’imposta per investimenti in startup innovative: Una delle misure chiave è il credito d’imposta per gli investimenti effettuati in startup innovative. Gli investitori possono beneficiare di un credito d’imposta pari al 30% dell’importo investito, fino a un massimo di 1,8 milioni di euro all’anno. Questo significa che è possibile ottenere una riduzione significativa dell’imposta sul reddito, riducendo di fatto il rischio finanziario dell’investimento.
  3. Esenzione dall’imposta sulle plusvalenze: Nel caso in cui si realizzi un guadagno di capitale dalla vendita di quote o azioni di una startup innovativa, l’investitore può beneficiare di un esonero totale dall’imposta sulle plusvalenze. Questa esenzione rappresenta un vantaggio notevole, poiché gli investitori possono trattenere l’intero importo del guadagno senza dover pagare imposte sulle loro vincite.
  4. Deduzione delle perdite: Gli investimenti in startup innovative comportano un certo grado di rischio, ma il governo italiano ha previsto una misura per mitigare le eventuali perdite. Gli investitori possono dedurre le perdite subite dall’investimento in startup innovative dal proprio reddito complessivo, riducendo così l’imposta sul reddito. Questa possibilità di dedurre le perdite rappresenta una sicurezza finanziaria importante per gli investitori e può incentivare ulteriormente l’interesse verso le startup innovative.
  5. Agevolazioni per reinvestimento dei capitali: Per incentivare ulteriormente il reinvestimento dei capitali nelle startup innovative, il governo italiano ha introdotto una misura che consente agli investitori di beneficiare di un’agevolazione fiscale del 50% sugli utili reinvestiti. In altre parole, se si realizza un guadagno di capitale da un precedente investimento in una startup innovativa e si decide di reinvestirlo in un’altra startup, sarà possibile ridurre l’imposta sulle plusvalenze del 50% dell’importo reinvestito.
  6. Regime fiscale agevolato per le startup innovative: Le startup innovative possono beneficiare di un regime fiscale agevolato che prevede una riduzione dell’aliquota dell’imposta sul reddito delle società (IRES) al 15% per i primi tre anni di attività e al 20% per i successivi due anni. Questo vantaggio si traduce in una maggiore competitività per le startup e può̀ rendere gli investimenti in startup innovative ancora più interessanti per gli investitori.

Investire in startup innovative in Italia offre numerosi vantaggi fiscali che possono catalizzare più finanziatori. Dalla detrazione IRPEF del 50%  agli esoneri sulle plusvalenze, passando per le agevolazioni per il reinvestimento dei capitali e il regime fiscale agevolato per le startup, il governo italiano ha messo in atto una serie di misure per sostenere e incentivare il settore delle startup innovative. 

Il regime fiscale dell’Affiliate marketing

L’affiliate marketing è un modello di business secondo cui un’azienda paga una commissione a un affiliato per ogni vendita o azione generata tramite il traffico inviato dal sito web o dal canale di marketing dell’affiliato stesso. Ad essere più chiari accade questo: l’affiliato promuove i prodotti o i servizi dell’azienda attraverso il proprio sito web o tramite altri canali: social media, email marketing o pubblicità online. Se un utente fa clic sul link dell’affiliato ed effettua un acquisto o compie un’azione specifica come la registrazione, l’affiliato riceve una commissione sulla vendita o sull’azione compiuta. L’affiliate marketing è ,quindi, una strategia aziendale di promozione ad ampio raggio grazie anche alla collaborazione con siti web o influencer e, allo stesso tempo, rappresenta un’opportunità di guadagno per i  partners affiliati.

Come dichiararlo

Regime forfettario/semplificato

Se sei un affiliato ed hai avuto accesso al regime forfettario, la tua tassazione sarà semplificata rispetto ad altre forme di tassazione. Il regime forfettario, infatti, prevede che il reddito imponibile venga calcolato in base ad una percentuale forfettaria sul fatturato, senza la necessità di presentare una contabilità ordinaria.

Per quanto riguarda l’affiliate marketing, il reddito da dichiarare sarà costituito dalle provvigioni percepite dagli affiliati. Tali provvigioni saranno soggette all’aliquota forfettaria del 5 % o 15% prevista dal regime suddetto.

Per quanto riguarda la compilazione della dichiarazione dei redditi, dovrai indicare, nella sezione dedicata ai redditi di lavoro autonomo, la natura del reddito e il totale delle provvigioni percepite. Inoltre, dovrai compilare il quadro RS, che contiene le informazioni relative al regime fiscale adottato e al reddito da dichiarare.

In sintesi, se sei un affiliato e sei iscritto al regime forfettario, la tua tassazione sarà semplificata e il reddito da dichiarare sarà costituito dalle provvigioni percepite e soggette all’aliquota forfettaria del 5% o 15%. È importante tenere presente che, secondo la normativa, in questo status non è possibile detrarre le spese sostenute per l’attività di affiliate marketing, ma il regime offre alcuni vantaggi fiscali e la possibilità di usufruire di agevolazioni.

Ditta individuale o società di persone

La ditta individuale e le società di persone sono ulteriori regimi giuridici che si possono scegliere, anche se diversi. Infatti nel primo caso la Partita IVA è individuale, mentre nel secondo ci può  essere la presenza di uno o più soci.

In termini di tassazione i due regimi sono invece uguali e parliamo di una tassazione a scaglioni IRPEF : all’aumentare, quindi, del reddito aumenta anche l’importo da pagare come tasse. Ci sono quattro percentuali diverse che si applicano: 23%, 25%, 35% e 43%.

La prima percentuale è applicata ai redditi inferiori a 15.000€, la seconda per redditi da 15.001€ a 28.000€, la terza da 28.001€ a 50.000€ e la quarta per importi superiori a 50.001€. Tuttavia, essendo una tassazione a scaglioni, nel caso di reddito pari a 30.000€, sarà calcolato il 15% su 15.000€ e il 25% sui restanti 15.000€.

La ditta individuale e le società di persona permettono pertanto di calcolare le tasse su un margine reale; per questo motivo l’importo da assoggettare a tassazione è pari alla differenza tra ricavi e costi.

Ricorda ,inoltre, che dovrai tenere sotto controllo le spese sostenute per l’attività di affiliate marketing per poter detrarre le spese sostenute dal reddito imponibile e ridurre l’imposta da pagare.

Società di capitali

Se possiedi una società di capitali e svolgi l’attività di affiliate marketing, il regime fiscale applicabile dipenderà dalla forma giuridica della società.

Se la società è una Srl (Società a responsabilità limitata) o una SpA (Società per azioni), il reddito generato dall’affiliate marketing sarà soggetto all’imposta sul reddito delle società (IRES), che attualmente ha un’aliquota del 24%.

La società dovrà presentare la dichiarazione dei redditi per le società (modello UNICO SC), che contiene tutte le informazioni relative al reddito generato dall’affiliate marketing, alle spese sostenute e ai crediti d’imposta applicabili. Inoltre, la società dovrà presentare la dichiarazione IVA relativa alle operazioni di affiliate marketing svolte.

È importante tenere presente che le società di capitali possono detrarre le spese sostenute per l’attività di affiliate marketing dal reddito imponibile. Tali spese includono, ad esempio, i costi pubblicitari, le spese di gestione del sito web e le provvigioni pagate agli affiliati. Tuttavia, le spese detraibili sono soggette a limitazioni e restrizioni e devono essere documentate in modo preciso.

Inoltre, se la società effettua transazioni con affiliati situati all’estero, potrebbe essere soggetta alle norme di transfer pricing e alle regole sulla tassazione delle transazioni transfrontaliere.

Tassazione Crypto: differenze tra ieri ed oggi

Fino ad oggi le criptovalute venivano intese ai fini fiscali come “valute estere”, quindi la norma era quella di pagare l’imposta sostitutiva del 26% sulla plusvalenza solo per coloro che detenevano per più di sette giorni lavorativi 51.000 € sui propri wallet. Chi, invece, si trovava al di sotto di questa soglia non risultava essere soggetto a tassazione. Ora, con la nuova norma introdotta dalla legge di bilancio, le criptovalute non sono più viste ai fini fiscali come “attività estere”, bensì, come “cripto attività”, conservando il regime di tassazione che si applica a quelle che vengono chiamate attività finanziarie.

Il fisco, in seguito alla nuova norma, è stato molto chiaro: lo scambio di cripto attività tra di loro (cripto to cripto) non sono tassate, ma applica l’imposta sostitutiva del 26% su quelle plusvalenze realizzate, quindi derivanti da una vendita, se la suddetta supera la nuova soglia dei 2.000 €. Il termine plusvalenza è un termine che tra noi cripto investitori sta creando un po’ di confusione e necessita di ordine: la plusvalenza viene calcolata dall’aggregato di tutte le transazioni fatte anche in exchange diversi e, dal 2023, anche dai proventi provenienti da altre attività (come lo staking di NFT, farming, ecc.). Inoltre, rispetto alla vecchia normativa viene introdotta un’imposta di bollo dello 0,2 % all’ anno a tutti i detentori di cripto.

Cosa vuol dire cashout?

Cashout vuol dire incassare, quindi nel momento in cui andiamo ad incassare euro nel nostro conto, andremo a pagare l’ imposta; ma c’è una novità: se negli exchange dove deteniamo cripto ad un certo punto li convertiamo in FIAT ( Euro ) andremo a pagare l’ imposta anche in questo caso. 

Come faccio a ridurre il rischio della volatilità cripto e non andare a pagare l’imposta?

La soluzione più semplice ed efficace per non convertire subito cripto in FIAT ed andare a pagare l’imposta è rimanere nelle cripto attività e, quindi, convertire i token in stable coin, ossia coin che hanno come controvalore il dollaro. Così facendo, inoltre, si attenua il rischio della elevata volatilità dalla quale è caratterizzato il mercato delle cripto attività.

Dichiarazione dei redditi 2022 in confronto a quella che verrà.

Come ho detto prima, le cripto venivano considerate come valute estere e quindi bisognava andare a compilare il quadro RW dei redditi PF, essendo obbligatorio il monitoraggio. In caso contrario, doveva essere compilato il quadro RT se si andava a fare cashout e pagare l’ imposta del 26%. Con la nuova norma resta invariata la compilazione del quadro RW per l’obbligo di monitoraggio, ma viene modificato il ruolo degli intermediari. Se deteniamo cripto tramite exchange italiani, sarà loro compito adempiere gli obblighi di monitoraggio in confronto col fisco, ma se abbiamo cripto in exchange esteri oppure nei wallet DEFI, Ledger, ecc. dobbiamo compilare il quadro RW.

Gli NFT vengono considerati cripto attività?

Sì, vengono considerati cripto attività e appartengono alla categoria di cui abbiamo parlato. Poniamo l’attenzione sul fatto che siano dei cripto asset, ma diversi dalle criptovalute. Facciamo un esempio pratico: se con Ethereum compriamo un NFT e poi,  successivamente, lo vendiamo e riceviamo Ethereum, risulta come se avessimo effettuato una plusvalenza oppure minusvalenza, quindi saranno tassabili con l’ imposta al 26%.

Esiste una norma per regolarizzare chi non ha mai dichiarato?

Si, in realtà una norma già esiste nel nostro sistema e si chiama ravvedimento operoso; consiste nel pagare lo 0,5% all’ anno dell’importo indicato già nel quadro RW, a cui si aggiungono le eventuali imposte sulle plusvalenze. Se invece si dovesse seguire la nuova norma, basterebbe pagare sempre lo 0,5% all’ anno dell’importo specificato nel quadro RW ed aggiungere il 3,5% del valore segnalato nel quadro RW qualora fossero presenti altri redditi. Infine, si potrebbe usufruire anche del processo della rivalutazione che proverò a spiegare con un esempio: se in passato ho comprato Bitcoin a 5.000 € ed oggi ne vale 20.000 €, è possibile applicare la rivalutazione pagando il 14% della differenza tra 5.000 e 20.000. In questo modo la nostra posizione fiscale risulterà in regola. Concludendo, quindi, le plusvalenze o minusvalenze si iniziano a calcolare dai 20.000 € e non da 5.000 € che sarebbe il nostro prezzo d’acquisto.